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Buongiorno lettori! Solo un mese fa ha esordito nel catalogo Royal Books con il suo romanzo “Fighting for us” e nei giorni scorsi è stata la protagonista della nostra solita rubrica “A tu per tu” nonostante i 600 km che dividono le nostre abitazioni. Ecco una bella chiacchierata che vi invito a leggere.

Iniziamo da una domanda difficile, che definirei “alla Marzullo”: “Fighting for us” è un romance che affronta un tema delicato come la violenza sulle donne o è un romanzo che sfrutta la storia d’amore per trattare l’argomento di cui sopra?

La mia intenzione, da amante del genere, era innanzitutto di scrivere un romance, ma di certo non volevo che al centro del romanzo ci fosse una storia d’amore fine a sé stessa. Ci tenevo ad affrontare uno degli aspetti legati al macro-tema della violenza sulle donne che spesso passa in secondo piano, ovvero quello delle conseguenze.

Ma in ogni caso definirlo uno sport romance è un po’ riduttivo, giusto?

Assolutamente sì. Lo sport in questa storia è quasi una provocazione.

Infatti hai scelto proprio l’MMA…
Volevo abbattere qualche pregiudizio. Le arti marziali miste sono una disciplina e non una mera esaltazione della violenza come credono in tanti. L’uomo viene prima del fighter.

Dicevi che ti sei concentrata su chi e cosa resta, giusto?

Esattamente. “Fighting for us” è un romanzo sugli effetti che la violenza sulle donne innesca nella vita di chi la subisce e, in modo particolare, di chi le sta intorno. La vera vittima nella mia storia è Cindy, che però conosciamo solamente attraverso i ricordi dei protagonisti. Gli effetti dell’incubo che ha vissuto si riversano sulla sua gemella, Morgan, ed è intorno alla vicenda personale di quest’ultima che ho cercato di costruire l’intera trama. È lei che mi ha ispirata davvero.

In che senso?

Tutta la storia è nata in virtù del personaggio di Morgan, che con il suo modo di reagire prima al lutto e poi alla violenza ha influenzato tutti gli altri elementi della trama.

E come reagisce la tua Morgan?

In un modo piuttosto inedito, in realtà. Spesso siamo portati a immaginare che l’elaborazione del lutto debba passare per forza di cose attraverso la tristezza e l’autoisolamento. Morgan, invece, sopravvive al dolore grazie alla rabbia, che è così forte da costringerla a seguire degli schemi e a incatenarsi alla sua routine nel tentativo di contenerla. Nel suo caso per imparare ad affrontare la sofferenza dovrà prima di tutto trovare il modo di liberarsi da queste catene.

L’amore potrebbe essere un buon modo?

Prima dell’amore, la psicoterapia. Che oltre a essere una cura è un percorso che permette a chi lo compie di fare i conti con i propri sentimenti e di conoscere sé stesso. Non a caso ho voluto che quest’argomento ricoprisse una posizione di primo piano all’interno del romanzo e infatti nel corso della storia assistiamo persino ad alcune sedute di Morgan con lo psicoterapeuta che la segue da anni.

E Tanner, allora, quale impatto ha sulla vita della protagonista?

Guarda, in questo senso il tema della routine diventa illuminante. Morgan ha bisogno di stabilità e sicurezza. La sua vita è programmata e al tempo stesso frenetica. Diciamo che si tiene impegnata per non pensare; in questo senso la routine è il suo appiglio. Il fatto che Tanner arrivi di punto in bianco e cominci a farle tremare la terra sotto ai piedi, ovviamente, la manda in crisi.

Ah, ecco. Quindi è per questo motivo che la tua ragazza è così acida inizialmente?

Morgan è sempre stata la gemella più tranquilla e con la testa sulle spalle. Il trauma che subisce con la morte di Cindy la destabilizza del tutto. Già di suo ha un carattere molto particolare e di certo quella perdita ha accentuato i tratti più scontrosi. È così che sviluppa anche la mania di tenere tutta la sua vita sotto controllo e negli incontri iniziali con Tanner l’ho voluta esasperare proprio per far sì che anche il lettore avvertisse le stesse scosse che hanno intaccato l’equilibrio della mia protagonista.

Hai sfruttato anche i dialoghi in questo senso?

Sì, esatto! L’obiettivo finale dei loro botta e risposta è far emergere le insicurezze di Morgan, che spesso la portano a comportarsi e a rispondere in modo irrazionale. Le sue risposte possono sembrare esagerate perché non riesce a controllare l’istinto di puntare continuamente i piedi per difendere la sua preziosa routine.

C’entrano qualcosa anche i pregiudizi verso l’MMA di cui ci hai parlato all’inizio?

Certo che sì. Morgan è la prima a credere che chi pratica le arti marziali miste faccia della violenza il suo credo ed è per questo motivo che inizialmente è così diffidente nei confronti di Tanner. Diciamo che le ho voluto rendere la vita ancora più difficile…

A chi ti sei ispirata per caratterizzare il suo personaggio? Che è un modo carino per chiederti quale delle tue conoscenti avrebbe bisogno di qualche zolletta di zucchero in più nel caffè…

La verità è che mi sono lasciata ispirare dagli eventi ed è un discorso che vale tanto per Morgan quanto per Tanner.

Quindi Morgan non ti somiglia per niente?

In comune abbiamo solamente il forte attaccamento alla famiglia. Sì, effettivamente ora che ci penso questa sua caratteristica la sento molto mia.

Adesso, però, devi dirmi in quale personaggio si nasconde l’essenza di Regina Mooren.

Direi in Felicity (ride, ndr). Lei mi somiglia davvero molto!

Hanno chiesto di lei in diverse recensioni… A proposito di recensioni, ho letto qua e là la stessa riflessione e vorrei togliermi una curiosità: hai avvertito un po’ di pressione nel confronto con le altre autrici che hanno scritto di MMA? Perché sembra che tu abbia toccato un tema caro a delle vere regine del romance…

Non mi è mai capitato di leggere dei romanzi rosa in cui questa disciplina venisse trattata in modo dettagliato e in cui si facesse riferimento alle competizioni ufficiali. Ecco perché non ho sentito nessuna pressione. Sicuramente, però, è stato davvero difficile scrivere di MMA, visto che qui in Italia è uno sport ancora poco conosciuto e seguito. Tanto che viene scambiato con altri sport di lotta.

Ma torniamo a parlare di Felicity. Hai per caso qualche sorpresa in serbo per noi?

Beh, lei ha sicuramente tanto da raccontare, ma in Fighting for us era ancora presto per farlo. Da qualche mese, invece, credo che anche per Felicity sia giunto il momento di essere felice. 

Dai, non ci lasciare sulle spine…

Ha un passato ingombrante che ha influenzato per tanto tempo il suo presente… Ma per saperne di più dovrete pazientare ancora un po’!

Annalisa Cesaretti

(Ufficio stampa Royal Books Edizioni)

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